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San Paolo della Croce

Paolo Francesco Daneo (S. Paolo della Croce) nacque a Ovada (AL) il 3 gennaio 1694. Il padre, Luca, era originario di Castellazzo Bormida (AL), la madre, Anna Maria Massari, era originaria di Rivarolo (GE). La famiglia cambiò varie residenze: Cremolino, Tagliolo, Campo Ligure finché ritornò definitivamente a Castellazzo.


Da giovane, Paolo, prima fece esperienze di studente, poi di studente lavoratore a Genova sussidiato dal Marchese Pallavicini, poi di soldato volontario a Crema per difendere la Chiesa dall’avanzata dei Turchi, poi di commesso in un negozio a Novello, di ambulante nel Tortonese e altrove, infine trovò la sua vera vocazione: darsi tutto a Dio e radunare compagni per promuovere nelle anime il santo timor di Dio. Lo zio, Don Cristoforo Daneo, però, lo contrasta perché vuole che formi una famiglia e continui la generazione dei Daneo, invece lui – ormai pienamente convinto di avere anche una chiamata dal Signore – si rivolge al Vescovo di Alessandria, da cui riceve l’ autorizzazione alla vita eremitica e l’imposizione della tonaca che lo stacca dalla vita di laico e inizia quella di consacrato il 22 novembre 1720.
Compie allora un’esperienza straordinaria di quaranta giorni ritirato in una celletta annessa alla chiesa di S. Carlo in Castellazzo, ove compone le Regole del suo nuovo Istituo e racconta le sue vicende interiori in un Diario.
Dopo un’ inutile richiesta di approvazione pontificia alla nuova Congregazione, si portò col fratello Giovanni Battista, che condivideva totalmente lo stesso ideale e gli restò unito fino alla morte, in varie località: sul Monte Argentario, Gaeta, Troia in provincia di Foggia, a Roma. Qui fecero l’esperienza di infermieri in un ospedale e qui furono anche ordinati sacerdoti il 7 giugno 1727. Si stabilirono nuovamente sul Monte Argentario (GR), dove nel 1737 fondarono il primo “Ritiro” della nuova Congregazione, che sarà approvata nel 1741.


Dotato di capacità aggregativa, coinvolge nel suo ideale per primi gli amici che aveva in Castellazzo, poi nel resto della vita tanti altri in una Congregazione maschile (i Passionisti) e una femminile (le Monache Passioniste) oltre le migliaia di laici che guidò spiritualmente con la parola e con le lettere.
Percorse la Maremma toscana, il Lazio, la Campania e altre zone predicando al popolo le “Missioni” con straordinario recupero di vita morale, di rappacificazioni, conversioni di briganti e di elevazione spirituale di numerosissime popolazioni.
Anche in Roma fu richiesta la sua carismatica predicazione nel giubileo straordinario del 1769. Predicò in S. Maria in Trastevere.
Nella sua lunga vita provò situazioni di estrema povertà, di gravi malattie, di ostilità prolungate, di calunnie, di viaggi faticosi, di penitenze volontarie per la conversione dei peccatori, il fastidio della burocrazia per l’approvazione delle Regole e dell’Istituto. Ma anche non gli mancarono gioie di persone care, la stima di Papi (come Clemente XIV che lo chiamava “babbo mio”), la venerazione da santo, di benefattori generosi, di interventi miracolosi, visioni celesti e di consolanti successi. Morì in Roma il 18 ottobre 1775. Nel 1853 è dichiarato Beato e nel 1867 Santo.


La Congregazione da lui fondata, i Passionisti, è presente in oltre cinquanta nazioni, con 2100 religiosi, cui vanno aggiunte le Monache e altri Istituti che si rapportano al Santo, come le Suore Figlie di S. Paolo della Croce.
Molte informazioni sui passionisti sono disponibili sui siti internet in varie lingue, come passiochristi.org passioniste.org passionisti.org